Siamo ciò che mangiamo: ci era già arrivato il filosofo Feuerbach due secoli fa e oggi la ricerca scientifica ci fornisce sempre maggiori conferme, che sottolineano quanto il cibo sia in grado di influire sul nostro stato di salute.
Il cibo infatti ha un’importanza che va ben oltre il suo ruolo di fonte di energia e di materiali per la costituzione del corpo: le nuove scoperte sulle frontiere della scienza, rivelano che il cibo è anche una potente fonte di informazioni per il DNA di cui siamo formati.
Siamo ciò che mangiamo: una visione più ampia
Siamo abituati a considerare il cibo in due modi: come materia e come energia. La prima visione considera gli aspetti meramente ‘materiali’ del cibo, ovvero la presenza e il peso molecolare di micro e macro nutrienti e quindi il suo valore nutrizionale come fonte di sostentamento fisico; mentre la seconda, considera il cibo come fonte di energia, ovvero come carburante per alimentare il corpo, normalmente definito in termini chimici.
Entrambe queste visioni omettono di considerare il cibo come sostanza informativa in senso biologico (ad esempio per il DNA), ma semplicemente una fonte di energia che può alimentare il corpo o un insieme di elementi che ne forniscono materiali utili.
Il cibo come fonte di informazioni
La nuova visione del cibo come sostanza piena di informazioni biologicamente importanti, si basa su una serie di nuove scoperte in vari campi della ricerca scientifica. Per esempio, la scoperta che il cibo contiene gruppi metilici (entità chimiche – un atomo di carbonio e tre atomi di idrogeno – che vengono aggiunti o rimossi in altre molecole per modificare le loro proprietà) in grado di “silenziare” i geni, ha messo a fuoco la capacità alimentare di incidere profondamente sul rischio dell’espressione di una malattia.
Senza voler andare troppo nello specifico dei processi chimici, quello che avviene è lo “spegnimento” o “accensione” di un determinato gene in una singola cellula, determinandone l’espressione genica. Il cibo è dunque qualcosa che può realmente sopravvenire al DNA all’interno del nostro corpo, determinando quali sequenze esprimere.
Questo significa che il cibo ha un potere informativo, ovvero è in grado di liberare messaggi al DNA del nostro corpo, alterarndone l’espressione. Il DNA non viene alterato, ma modificato nella sua manifestazione o espressione, per cui alcuni geni possono smettere di funzionare, funzionare di meno o funzionare di più.
È l’epigenetica a studiare come gli alimenti introdotti con la dieta influenzano il nostro DNA modificando l’espressione dei geni e quindi influenzando anche il nostro stato di salute: concepire l’alimentazione in questo modo, ci dà una concezione della nutrizione che va oltre le calorie.
“Se dovessimo usare una metafora”, dice Damiano Galimberti, specialista in Scienze dell’Alimentazione e professore a contratto in Nutrigenomica, nonché tra gli autori del libro ‘Nutrigenomica ed epigenetica. Dalla biologia alla clinica (Edizioni Edra)’, “dovremo pensare a come, attraverso un interruttore, possiamo regolare l’intensità delle luce in una stanza. Nello stesso modo, si è scoperto che ci sono cibi che contengono principi attivi che, legandosi al Dna, attivano certi processi invece che altri. In pratica, quello che si modifica non è l’ingegneria del Dna, ma solo una piccola porzione dell’espressione di particolari geni: e questa è quella che chiamiamo epigenetica”.

Il cibo è una sostanza piena di informazioni biologicamente importanti
Cosa possiamo fare
In realtà, solo i test genetici possono rilevare il particolare assetto genetico di ciascuno e indicare quindi l’alimentazione ideale per ognuno di noi.
Ma vedere il cibo da questa nuova prospettiva, ovvero come fonte vitale di informazioni biologicamente importanti che possono comunicare con l’espressione del nostro genoma, ci stimola a considerare l’importanza della sua qualità intrinseca.
Oggi, con una vasta gamma di tecnologie agricole industriali che modificano la qualità e dunqua la componente informativa del cibo che mangiamo, non è più sufficiente guardare solo gli aspetti materiali di questi cambiamenti. Come abbiamo parlato in questo articolo le acque italiane sono piene di pesticidi e glifosato con le quali si irradiano i campi coltivati; oltre all’irradiazione, anche la modificazione genetica, i pesticidi, la qualità del suolo e una vasta molteplicità di altri fattori, possono notevolmente alterare lo stato informativo e la qualità del cibo con cui ci alimentiamo.
Ecco perché, tanto più siamo consapevoli che il cibo determina la qualità della nostra vita, tanto più diventa fondamentale partire dall’importanza della consapevolezza delle scelte alimentari e della qualità del cibo che si assumiamo.
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