Il pomodoro cinese ci può aiutare?
il Pomodoro è il condimento più consumato in Italia
Secondo la Coldiretti, coinvolti nella coltivazione del pomodoro, nello scorso 2015 in Italia esistevano 8 mila imprenditori agricoli, 72.000 ettari coltivati, 120 industrie di trasformazione in cui lavorano 10 mila persone, con un valore della produzione superiore ai 3,3 miliardi di euro l’anno.
Direi proprio che è il caso di dire che questi pomi sono davvero d’oro! Nelle nostre menti, ed in quelle della maggior parte del mondo, è impossibile slegare il sugo di pomodoro dalla nostra fantastica tradizione alimentare italiana. Dunque è uno dei tesori più importanti che la nostra cultura, le nostre abitudini, i nostri governi devono maggiormente salvaguardare
Questo gli italiani lo sanno già. Un sondaggio del Mipaaf (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) condotto tra il 2014 e 2015 e che ha coinvolto 26.547 partecipanti ha dato come risultato che l‘84% ritiene fondamentale citare sull’etichetta dei prodotti la provenienza della materia prima.
Il regolamento comunitario n.1169 del 2011 consente agli stati di introdurre norme sull’origine geografica degli alimenti, quindi si immagina che provvedimenti siano stati messi in atto subito ed efficacemente. Solo per far entrare in vigore questo regolamento abbiamo dovuto aspettare il 13 dicembre del 2014 e ad oggi ancora nessun approfondimento legislativo significativo sulle materie prime trasformate.
Cosa può offrire la Cina?
Dati che ognuno di Voi sarà libero di interpretare.
Prima riflessione: perché un pomodoro deve fare il giro di mezzo pianeta per raggiungere il Tuo piatto?
Deve garantire redditività per il contadino cinese, per i trasporti locali, per le aziende che trasformano o commerciano, tutti gli intermediari economici e finanziari, le aziende che importano, i broker alimentari, i trasporti internazionali e nazionali, imballaggi ed etichettatura, consegne alla rete distributiva, GDO (Grande Distribuzione Organizzata) e nel migliore dei casi piccole imprese al dettaglio che sono il tessuto economico fondamentale che sostiene il nostro paese.
La domanda è: ma non sarebbe già sufficiente tutto questo per evitare azioni così? Sembra di no.
Nel corso del 2015, sempre come riportato da Coldiretti sui dati Istat:
- Le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina sono aumentate del 680%.
- Le importazioni hanno raggiunto i 70 Milioni di chili.
- L’import ha raggiunto circa il 10% del totale della produzione nazionale.
Da considerare che tutto questo “concentrato” in Italia viene nuovamente diluito per produrre quantità molto più elevate di prodotto finito e con tutta probabilità sarà etichettato come prodotto “Made in Italy”.
Peccato per la tradizione e l’economia, ma almeno la salute è salva?
Impatto ambientale del pomodoro cinese per arrivare in Italia
mi sorgono notevoli dubbi che sia salutare, ma anche qui per non essere prevenuti riporto dati.
Riferisce Coldiretti che la Cina coltiva pomodoro per l’industria dal 1990 e oggi, dopo aver superato l’Unione Europea, rappresenta il secondo bacino di produzione dopo gli Stati Uniti.
Ma nel 2015 il gigante Cina ha conquistato un altro primato nel numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari. Le contaminazioni degli alimenti provenienti dalla Cina riguarda la presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge, da parte dell’Unione Europea. Su un totale di 2967 allarmi per irregolarità segnalate in Europa ben 386 (13%) hanno riguardato la Cina.
Uno dei risultati è stato il calo della redditività dei coltivatori italiani. La spasmodica ricerca del prezzo più basso, spesso contraddistinta da un calo della qualità superiore al calo del costo, non apporta nessun valore alla produzione nazionale, anzi spinge per il livellamento della qualità senza investire nelle biodiversità.
Il risultato è che per il raccolto 2016 sono state previste diminuzione delle superfici coltivate e sono state proposte riduzioni anche superiore del 10-15% del prezzo pagato agli agricoltori. Per me, questa situazione è inaccettabile.
Che fare?
L’educazione è il principio di tutto.
L’elemento che fa crescere tantissimo il valore di un prodotto è la percezione che ne ha il potenziale cliente e per fare questo è indispensabile informare e formare le persone.
Leggete tutte le etichette di ciò acquistate per conoscere che percentuale c’è di quello che desiderate e quanti sono additivi, coloranti, conservanti, addensanti ed altre sostanze. Detto questo bisogna valutare anche la serietà aziendale e valutare le loro etichette, come sono scritte, quante informazioni ci sono, che scopo hanno le informazioni e se hanno cura di mettere in evidenza anche dati che di legge non sarebbero obbligatori.
Push The Green condivide totalmente questa filosofia e rimane totalmente focalizzata ed impegnata a trasferire più nozioni possibili, soprattutto riguardanti il nostro obiettivo principale che è diffondere consapevolezza e vantaggi naturali dell’innovativa tecnica della Biofortificazione Agronomica.
Il miglior modo per avere certezza del pomodoro che si consuma è sapere chi lo coltiva, a che distanza da noi e come lo fa. Questo è possibile con la D.T.O.